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Nutrienti, Patologie

Triadite del gatto: come affrontarla dal punto di vista nutrizionale.


mercoledì 10 giugno 2020


Triadite del gatto: come affrontarla dal punto di vista nutrizionale

Il termine "triadite" viene utilizzato per descrivere l'infiammazione concomitante del pancreas, del fegato e dell'intestino tenue. Questa sindrome colpisce la specie felina e sembra essere favorita dal fatto che nel gatto, a differenza che nel cane, il dotto pancreatico e il coledoco si fondono in un unico canale prima di entrare nel duodeno. Questo offre un a maggior probabilità alla bile, e/o ai batteri ascendenti dall'intestino, di risalire lungo il dotto stesso causando contemporaneamente pancreatite e colangite

La triadite è stata segnalata nel 50-56% dei gatti con diagnosi di pancreatite e nel 32-50% di quelli con colangite o malattia infiammatoria del fegato. Nella maggior parte dei soggetti l'infiammazione non comincia contemporaneamente in tutti e tre gli organi ma inizia col coinvolgimento di un singolo organo e la diffusione successiva agli altri due.

Ad oggi esistono diverse teorie sulle cause di triadite nel gatto, ma l'eziopatogenesi è ancora sconosciuta e il trattamento deve essere personalizzato caso per caso in base alla sintomatologia predominante.

I segni clinici, infatti, possono essere molto variabili, a seconda di quale organo risulta maggiormente coinvolto, e includono anoressia, perdita di peso, vomito, ittero, diarrea, perdita di massa muscolare, epatomegalia, inspessimento dell'intestino, dolore addominale con possibile versamento, febbre e nei casi più gravi ipotermia, tachipnea, dispnea e shock.

Nella maggior parte dei casi sembra che i sintomi predominanti siano attribuibili soprattutto alla malattia epatobiliare con IBD e pancreatite che si verificano come complicanze secondarie.

Nel trattamento di questa sindrome il supporto nutrizionale, in associazione al trattamento farmacologico, svolge un ruolo essenziale e spesso rappresenta una vera e propria sfida per il veterinario. Esso deve essere adattato e personalizzato al singolo soggetto in base alla gravità dei sintomi, all'eventuale anoressia, al tipo di epatopatia e di pancreatite presenti e alla tolleranza dell'animale nei confronti delle proteine e dei grassi.

Il primo passo è assicurarsi che l'animale riceva il giusto apporto calorico, poiché essendo spesso presenti l'anoressia e l'inappetenza, è frequente che l'animale vada incontro ad una carenza energetica e di proteine. Queste, a loro volta, possono diventare la causa di numerose complicazioni come la riduzione della sintesi e della riparazione tessutale, un alterato metabolismo dei farmaci, una diminuzione dell'efficienza del sistema immunitario e la sarcopenia. Inoltre, i gatti, hanno anche un elevato rischio di sviluppare lipidosi epatica, se persistono il digiuno e l'anoressia.

Essi non dovrebbero rimanere più di tre giorni a digiuno e se l'anoressia persiste bisognerebbe iniziare un'alimentazione assistita. Sarebbe preferibile un'alimentazione enterale, attraverso l'utilizzo di sondini naso-esofagei o naso-gastrici, al fine di "utilizzare il tratto gastroenterico" poiché, così facendo, si stimola il sistema immunitario sistemico e gastrointestinale, evitando l'alterazione della mucosa intestinale e il rischio di complicazioni metaboliche. Tuttavia, in alcuni pazienti con disfunzioni gravi del tratto gastrointestinale o la presenza di altre complicanze, può essere necessario valutare l'utilizzo di una nutrizione parenterale.

La dieta e i suoi contenuti devono direzionarsi verso diete specifiche per la colangite, la pancreatite e l'IBD, scegliendo di volta in volta a quale di questi tre processi patologici dare priorità in base ai segni clinici presenti e agli organi maggiormente colpiti.

Soprattutto perché, come accennato in precedenza, non sempre tutte e tre gli organi vengono colpiti simultaneamente e con la stessa gravità ma, generalmente, l'infiammazione comincia da un organo per poi diffondersi gradualmente agli altri.

Uno studio di Simpson pubblicato nel 2016 dimostra che solo il 30-39% dei gatti esaminati presentava una vera propria triadite, mentre la restante parte era colpita contemporaneamente da due patologie su tre, tra colangite, pancreatite ed IBD.

La dieta deve essere sempre e comunque una dieta iperdigeribile e, se possibile, ad elevata densità calorica (intorno alle 420 kcal/100 grammi) per ridurre la quantità di cibo da somministrare.

In linea generale si consiglia una concentrazione proteica compresa tra il 30 e il 35% su s.s., mantenendosi, in caso di colangite, leggermente sotto il contenuto presente nelle diete di mantenimento per adulti. La proteina scelta deve essere di alto valore biologico ed elevata digeribilità. In caso di sintomatologia da IBD è raccomandato l'utilizzo di una fonte proteica nuova o di un alimento che contenga proteine idrolizzate.

Per ciò che riguarda la quantità di grassi che deve contenere la dieta, ad oggi, le idee non sono chiarissime. Fino a poco tempo fa si consigliava, in presenza di pancreatite, di limitare il più possibile i grassi. Tuttavia, studi più recenti, hanno dimostrato che i gatti affetti da pancreatite, a differenza dei cani, non solo, non traggono alcun beneficio da una dieta a ridotto contenuto di lipidi ma che, addirittura, sono in grado di tollerare diete con un elevato tenore di grassi. Per cui bisognerebbe iniziare con l'utilizzo di grassi facilmente digeribili senza ridurne il quantitativo ed eventualmente diminuirne la concentrazione se l'animale presenta steatorrea o diarrea grave.  Soprattutto perché, evitare una restrizione di lipidi nella dieta permette, da un lato, di mantenere elevata la densità calorica della razione, e dall'altra di renderla particolarmente appetibile.

L'aggiunta di fibra solubile può essere utile per la sua capacità di acidificare il contenuto del colon e ridurre al minimo l'assorbimento intestinale di ammoniaca.

Gli altri fattori nutrizionali chiave che vengono generalmente suggeriti in corso di triadite sono:
Taurina: minimo 0,3% su S.S.
Arginina: 1,5-2% su S.S.
Sodio: mantenere il suo livello compreso tra 0,07 e 0,3% su S.S., soprattutto in presenza di ascite.

Inoltre, si consiglia un'integrazione di vitamina E (500 U.I/kg) e di vitamina C (100-200 mg/kg) per la loro azione antiossidante.

Alcuni autori, infine, consigliano l'aggiunta di zinco, per il suo ruolo essenziale nel metabolismo intermedio, nella produzione di urea e per la sua capacità di inibire la perossidazione lipidica e la destabilizzazione delle membrane. Il suo contenuto dovrebbe essere mantenuto sopra i 200 mg per kg di peso.

BIBLIOGRAFIA:
- Collins Sarah. Nutritional support of cats with triaditis. Veterinary nursing journal, 2017, vol. 32 – issue 6.
- David C. Twedt. How I Treat Feline Triaditis. World small animal veterinary association world congress proceedings, 2014.
- Simpson K. W. Pancreatitis and triaditis in cats: causes and treatment. Journal of Small Animal Practice (2015) 56, 40–49
- Simpson (2016) K.W. Feline triaditis: Does it exist and what are the implications in a cat diagnosed with triaditis? Proceedings of the European Veterinary Conference Voorjaarsdagen, The Hague, The Netherlands


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